C.H.I.V.A

C.H.I.V.A.

Alcuni pionieri possono essere considerati precursori della CHIVA. perché hanno collegato la meccanica dei fluidi alla fisiopatologia della insufficienza venosa cronica, ipotizzando il flusso inverso nelle vene grandi safene dilatate (GSV), l'eccesso di pressione causato dalla mancata frammentazione della colonna sanguigna dovuta all'incompetenza valvolare e descrivendo l'evoluzione favorevole delle ulcere da stasi nelle gambe dopo la legatura alla coscia della GSV. Nel 1890 Friedrich Trendelenburg osservò che la GSV varicosa, premuta con un dito all'inguine di un paziente sdraiato, si gonfiava meno rapidamente quando il paziente si alzava in piedi (test di Trendelenburg). Georg Perthes, suo assistente, notò che mantenendo un laccio emostatico nella parte superiore della coscia, le vene varicose collassavano quando il paziente camminava, tranne in caso di compromissione delle vene profonde (test di Perthes). Trendelenburg inoltre sospettò l'esistenza di una “circolazione privata”, perché contrariamente agli effetti drammatici della legatura della vena femorale, la legatura della GSV varicosa forniva buoni risultati, il che lo portò a concludere che le vene superficiali drenavano verso il basso nelle vene profonde attraverso vie alternative (perforanti) durante l’attività delle pompe muscolari della gamba.< >Un secolo dopo, Claude Franceschi riprese l'approccio emodinamico e sviluppò concetti complementari grazie all'indagine vascolare Doppler di cui è stato pioniere, con pubblicazione da parte sua del primo libro al mondo di diagnostica Doppler nel 1977, nonché nel primo libro di ecografia vascolare associata al Doppler nel 1986. Franceschi studiò la meccanica dei fluidi per comprendere le sue osservazioni cliniche e strumentali, quindi propose un modello emodinamico di fisiopatologia della insufficienza venosa.
 
L'acronimo CHIVA. sta per “cure Conservatrice et Hemodynamique de l'Insuffisance Veineuse en Ambulatoire”: trattamento conservativo ed emodinamico dell'insufficienza venosa in pazienti ambulatoriali.  La strategia CHIVA, proposta da Claude Franceschi nell'ottobre 1988 in occasione di un convegno scientifico a Précys-sous-Thil, rappresenta un approccio terapeutico al trattamento dell'insufficienza venosa cronica (IVC) degli arti inferiori in pazienti ambulatoriali con particolare attenzione alla conservazione del sistema venoso e della vena grande safena (GSV), garantendo al contempo il ripristino del drenaggio dei tessuti.

La strategia CHIVA si basa su un nuovo modello emodinamico della fisiopatologia venosa, in cui l'insufficienza venosa è definita come l'incapacità del sistema venoso a mantenere una normale pressione transmurale venosa (TMP) per garantire la funzione venosa: drenaggio dei tessuti, precarico del cuore destro e termoregolazione. Pertanto, l'eccesso di TMP è considerato la causa dei sintomi e dei segni dell'insufficienza venosa. Di conseguenza, il ripristino di una TMP normale è considerato l’obiettivo della strategia terapeutica.
 
  • Drenaggio dei tessuti: un corretto ritorno venoso aiuta a rimuovere i prodotti di scarto metabolici dai tessuti.
  • Precarico del cuore destro: il ritorno venoso è fondamentale per mantenere il volume e la pressione necessari per riempire il lato destro del cuore, garantendo una circolazione arteriosa efficiente.
  • Termoregolazione: il sistema venoso svolge un ruolo nella distribuzione e nella regolazione del calore.
Normalizzando la TMP è possibile ripristinare la funzione venosa. Gli interventi finalizzati alla normalizzazione della TMP, rispettando il sistema venoso (posizione di scarico degli arti inferiori, terapia compressiva, CHIVA) sono considerati trattamenti efficaci perché mirano alla causa principale, ovvero l'eccesso di TMP.

COMPONENTI CHIAVE DEL TRATTAMENTO CHIVA

Insufficienza venosa cronica (CVI): si verifica quando le valvole venose delle gambe si danneggiano o si indeboliscono, causando un ristagno di sangue negli arti inferiori, o quando aumentano le resistenze al ritorno del sangue al cuore destro.

 Trattamento conservativo ed emodinamico: CHIVA preserva il più possibile il sistema venoso, evitando la creazione di sistemi chiusi e non drenanti per garantire una stabilità a lungo termine. L'obiettivo è prevenire ulteriori danni alle vene e garantire una corretta circolazione.

 Preservazione del sistema venoso e della GSV: i trattamenti tradizionali prevedono la rimozione o l'ablazione della GSV, ma il metodo CHIVA privilegia un approccio conservativo, in cui la GSV viene lasciata intatta il più possibile. Questo perché la GSV svolge un ruolo cruciale nel drenaggio venoso e preservarne la funzione può aiutare a ripristinare la normale circolazione, oltre al fatto che la GSV può essere utile per i bypass.

Ripristino del drenaggio tissutale: gestendo l'insufficienza venosa attraverso questo approccio, l'obiettivo è migliorare il flusso sanguigno e il drenaggio tissutale, alleviando i sintomi dell'insufficienza venosa cronica. Ciò può aiutare a prevenire complicanze come ulcerazioni o alterazioni cutanee dovute a una cattiva circolazione.

APPROCCIO TERAPEUTICO

Procedure mini-invasive in anestesia locale, previo marcaggio  B-mode dei siti di interesse chirurgico definiti nella cartografia emodinamica.

Cartografia e strategia personalizzate in base al tipo di shunt in ogni singolo paziente.

Gestione a lungo termine: uno dei vantaggi di questo approccio è che può essere parte di un piano di gestione più sostenibile, in cui i pazienti possono ottenere una risoluzione più duratura dei loro sintomi.

Vantaggi della strategia CHIVA:

  • Meno invasiva rispetto ai metodi tradizionali come lo stripping venoso o le ablazioni termiche endovenose, con tempi di recupero più rapidi e minori rischi.
  • Preservazione delle vie venose: mantenendo intatta la GSV, la procedura preserva l'architettura venosa complessiva della gamba, il che potrebbe portare a migliori risultati a lungo termine in termini di circolazione. Le terapie distruttive nella IVC riducono la capacità di drenaggio dei tessuti , aumentando i tempi di svuotamento dell’arto, e le vene residue aumenteranno il loro carico di lavoro.
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